La Città del Sole, progettata dallo studio Labics, è un esempio di rigenerazione urbana che trasforma l’ex deposito Atac di via della Lega Lombarda in un complesso multifunzionale, restituendo alla città uno spazio che unisce innovazione architettonica e rispetto per la memoria storica.

Costruito negli anni ’30 su progetto di Guido Guidi e Innocenzo Sabatini, il deposito si trovava in una posizione marginale rispetto al tessuto urbano consolidato. Con il progetto, vincitore di un concorso nel 2007, Labics ha immaginato un intervento capace di ricucire questo margine e restituire centralità all’area.

Al centro del complesso si trova una piazza pubblica, pensata come nodo di connessione tra via della Lega Lombarda e via Arduino, che funge da fulcro per la vita comunitaria. Lo spazio è progettato per essere permeabile e accessibile, invitando residenti e visitatori a interagire in un ambiente aperto e inclusivo.

Il complesso si articola in due corpi basamentali che ospitano al piano terra funzioni commerciali ed uffici al primo piano. Una torre residenziale alta nove livelli svetta sul basamento accogliendo 72 unità abitative, dotate di logge progettate per ottimizzare l’illuminazione naturale e migliorare il comfort abitativo. A completare l’offerta residenziale, otto ville urbane sospese a oltre 12 metri dal suolo introducono una nuova tipologia abitativa, capace di dialogare con il contesto urbano.

Le facciate si distinguono per un linguaggio contemporaneo, con l’uso di vetro strutturale e alluminio che contribuisce a regolare la luce e la temperatura, creando un equilibrio tra estetica e funzionalità. Brise-soleil e superfici riflettenti arricchiscono il design, garantendo un comfort ottimale per gli abitanti e un’interazione visiva tra interno ed esterno.

La Città del Sole si configura così non solo come un complesso residenziale e commerciale, ma come un esempio di rigenerazione urbana capace di creare spazi per la socialità e la vita comunitaria. Grazie a un’attenta progettazione, l’intervento dimostra come l’architettura possa trasformare un’area marginale in un luogo dinamico e inclusivo, in equilibrio tra innovazione e rispetto per la storia del luogo.

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